Liguria al 5° posto per peso pro capite della burocrazia

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12/11/2012

Ogni ligure spende 150 euro all'anno per il mantenimento delle macchine burocratiche dei Comuni. Per Costi (Confartigianato Liguria): “Dai tagli alle inefficienze delle burocrazie comunali è possibile il recupero di 83 milioni per le imprese e il welfare”

 

Dalle inefficienze della burocrazia deriva il 25% delle spese delle casse dei Comuni liguri. È quanto emerge dall'analisi elaborata dall'Ufficio studi di Confartigianato su dati Sose-ministero dell'Economia che ha misurato l'incidenza degli sprechi del mal funzionamento degli enti locali e ha calcolato il possibile recupero di risorse finanziarie. Imperia risulta la prima provincia ligure (21esima in Italia) per media di inefficienza delle macchine comunali con il 26,08%. Seguono La Spezia (27esima con il 25,35%), Savona (28esima con il 25,27%) e Genova (68esima con il 22,21%).

Con una spesa di 150 euro pro capite, relativa al personale per “funzioni generali di amministrazione di gestione e di controllo nei Comuni”, la Liguria si piazza al 5° posto in Italia per l'incidenza delle spese per abitante, dietro le province autonome di Trento e Bolzano, la Sicilia e la Basilicata . «A livello nazionale – spiega Luca Costi, segretario di Confartigianato Liguria – si calcola che la spesa in eccesso per il personale delle burocrazie comunali ammonti a oltre 1,4 miliardi di euro. In Liguria la spesa per il mantenimento della macchina burocratica è di 243 milioni di euro all'anno e si è calcolato un risparmio eventuale di 83 milioni, cioè 51 euro per abitante». Dal calcolo elaborato prendendo come riferimento l'ipotetico adeguamento della Liguria alla media delle quattro regioni più virtuose (Emilia Romagna, Lombardia, Lazio e Puglia) emerge un possibile risparmio sulla spesa per la burocrazia dei Comuni liguri del 34,1%. «Dallo snellimento dell'apparato burocratico – commenta Costi – sarebbe possibile recuperare risorse per esempio da dedicare alla riduzione della tassazione sulle imprese e all'offerta di welfare locale che oggi, con i tagli della spending review, è decisamente sotto adeguato rispetto alle richieste della popolazione».

Per quanto riguarda l'indice di qualità di welfare locale (che comprende per esempio i servizi sociosanitari e quelli per l'infanzia), la Liguria si colloca all'undicesimo posto in Italia e, insieme al Piemonte, presenta caratteristiche simili alle regioni del Centro-Sud, lontanissima dalle più virtuose Emilia, Valle d'Aosta e Lombardia, ai primi posti della classifica nazionale.

«L'offerta di servizi di welfare locale – sottolinea Costi – è legata a doppio filo anche all'imprenditoria, specialmente quella femminile. Più servizi sono offerti a supporto delle famiglie e più le donne hanno possibilità di inserirsi attivamente nel tessuto imprenditoriale ed economico. Oggi più che nel passato, visto il restringimento dei nuclei familiari e la presenza in essi di anziani da seguire, è diventato pressoché indispensabile un supporto alle donne e alle famiglie in generale, come è dimostrato anche dalla forte presenza di colf e badanti, circa 872 mila quelle regolari in Italia e 30mila solo in Liguria, la regione più anziana d'Europa». Nell'ultimo rapporto pubblicato a settembre 2012, l'Ocse ha individuato, tra le misure a sostegno della produttività in Italia, proprio il rafforzamento delle politiche del welfare e l'adozione di riforme delle politiche sociali a supporto della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. «In questo periodo all'insegna dei tagli – conclude Costi – riteniamo sia necessario recuperare risorse colpendo le sacche degli sprechi e delle inefficienze, con il duplice beneficio di una macchina burocratica più snella e servizi che meglio rispondano alle esigenze delle famiglie e delle imprese».

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